La Cassazione (sentenza n. 21172 del 23 luglio scorso) ritorna sulla naturale onerosità della carica di amministratore di società e sulla rinuncia al relativo emolumento per comportamento concludente.
Il semplice comportamento inattivo (consistito nella mancata richiesta di pagamento) non è in grado di concretare una rinuncia al relativo compenso. A tal fine, ricorda la Suprema Corte, è necessario desumere l’atto abdicativo da ulteriori circostanze di fatto che conferiscano un preciso significato negoziale al contegno tenuto.
Un breve commento sul Quotidiano Lavoro de Il Sole 24 Ore di oggi.