Regole anti-sfruttamento: Rider, ora ci sono le tutele.

L‘Avv. Angelo Zambelli è intervenuto sul tema delle tutele sindacali per i rider in un articolo pubblicato oggi su L’Economia del Corriere della Sera nella sezione Osservatorio Studi Legali.

Regole anti-sfruttamento: Rider, ora ci sono le tutele. Come si stanno comportando i giganti del food delivery

L’aver accordato ai rider le tutele sindacali previste per i lavoratori subordinati è sicuramente una delle novità nel panorama giurisprudenziale. «Molte piattaforme del food delivery, nell’ intento di sfuggire a future rivendicazioni da parte dei rider, stanno adottando forme organizzative diverse, basate sul cosiddetto “free login”, in cui non vi sono più né i turni di prenotazione governati dalla piattaforma digitale né il connesso ranking reputazionale», dice l’avvocato Angelo Zambelli (Zambelli & Partners) in merito alle due recenti decisioni del Tribunale di Milano che riconoscono i rider come lavoratori subordinati a tutti gli effetti.

Il decreto risulta «innegabilmente duro per gli effetti sociali ed economici che ha prodotto (condanna per condotta antisindacale, revoca di oltre 4 mila recessi comminati e ordine di avviare le procedure di confronto sindacale previste in caso di cessazione dell’attività, ndr), finendo di fatto per consolidare l’orientamento ormai prevalente di qualificare i ciclofattorini impiegati nel settore del food delivery quali lavoratori subordinati — prosegue l’avvocato —. Alla pronuncia va dato atto di aver valorizzato le concrete ed effettive modalità di svolgimento del lavoro mediante piattaforma digitale, colmando un vuoto di tutela in linea, peraltro, con la proposta di direttiva comunitaria». Vero è che la crescita delle piattaforme ha comportato un conseguente aumento dell’occupazione nella gig economy. In cinque anni il volume d’affari è quasi quintuplicato, passando da 3 a 14 miliardi.

Oggi le piattaforme digitali impiegano oltre 28 milioni di persone in Europa e, secondo le stime Ue, questo numero salirà fino a 43 milioni entro il 2025. «Bisognerà vedere se le modifiche introdotte saranno sufficienti a contrastare la giurisprudenza favorevole alla subordinazione e contraria a una narrazione, piuttosto diffusa, che rappresenta l’economia digitale come il luogo del gioco e del divertimento, nascondendone gli aspetti di vero e proprio sfruttamento», conclude Zambelli.


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